Monologo teatrale tratto dal romanzo di Giovanni Testori
Un’epopea del ciclismo sulle strade del lago di Como
Evento inserito nel programma del centennale di Giovanni Testori
Produzione Teatro de Gli Incamminati
Il dio di Roserio si chiama Sergio Consonni, operaio a una pompa di benzina e ciclista dilettante, fortissimo, destinato a una carriera fulminante. Al suo fianco il Pessina, suo gregario. Tutti e due emergenti dalla miseria col miraggio di entrare in una vita luminosa, il miraggio del boom economico degli anni Sessanta. È uno spaccato quello che Testori ci offre dell’Italia padana nel racconto lungo “Il Dio di Roserio”, di tragicomico crudele spessore. In un impasto potente di lingua e dialetto, miscelando suoni, odori, cadenze, profumi, colori, incubi, anime e corpi lo scrittore ci restituisce, insieme al clima esatto di un’epoca anche e soprattutto la visione critica e profetica di una società dove quello che conta è solo arrivare prima degli altri. Come, non importa. Sembra un’altra Italia, dimenticata, lontana… “Si emerge dal buio di una guerra con la forza disperata della dimenticanza”? A questa domanda siamo di fronte anche noi, adesso.
Donadoni imprime alla narrazione un’epica di straordinaria forza emotiva in grado di trascinare lo spettatore dentro un impeto di sopravvivenza, di emersione, di vitalità davvero emozionante. Al termine della pièce rimane però il pensiero dominante su ciò che resta, al termine del furore.